Nel dilemma se valgo o non valgo: esco dal giudizio e vedo le mie risorse!

Non sono gli altri a giudicarci “non abbastanza”. Siamo noi a non reputarci all’altezza.

Sono sempre stata una persona molto timida. La mia paura del giudizio degli altri ha radicato in me dei blocchi che mi hanno da sempre impedito di esprimermi liberamente soprattutto nella vita professionale. Arrivavo da un’esperienza lavorativa particolarmente negativa al fianco di un capo umorale in un ambiente di lavoro tossico in cui i miei blocchi avevano preso il sopravvento. Per non dover affrontare il mio capo, la maggior parte delle volte preferivo stare in silenzio. Non chiedevo, non intervenivo, non..

Poi ho avuto la “fortuna” (che poi grazie a Laura è diventata “capacità”) di trovare un nuovo lavoro in un momento non facile, considerata la pandemia in corso. E il mio percorso di counseling è iniziato proprio grazie a questa novità: mi sono detta che volevo di più da me stessa. Sapevo di avere la possibilità di ricominciare e non volevo più trovarmi nelle stesse dinamiche in cui mi trovavo da qualche anno. Volevo che gli altri mi dessero valore.

Ho incominciato a capire (e sto continuando farlo dato il counseling è un percorso di costante lavoro su se stessi) che non erano gli altri a non darmi valore, ma io stessa. Non erano gli altri ad avere un giudizio su di me ma ero io stessa ad averlo. Non erano gli altri a reputarmi non abbastanza da sola non mi davo valore. Ero io la prima a giudicarmi nei miei schemi “tu non sei abbastanza per fare questo”, “tu sei meno brava di quella lì”, “tu non sei intelligente come quello lì”, “non arriverai mai alla comprensione e capacità di analisi che ha quella persona lì” e così via.

Ho imparato ad auto-osservarmi come se fossi un esterno. Ho visto gli schemi limitanti che la mia mente mi costruiva intorno ed attraverso i quali mi riportava indietro costringendomi a non parlare, non chiedere, non intervenire, non dire la mia. Ho imparato a connettere la mia mente al mio corpo attraverso la tecnica del respiro per essere presente nel qui ed ora e non retrocedere a causa di me stessa. Lo ammetto, non è facile, non è immediato e soprattutto non succede dall’oggi al domani. Il percorso di counseling è un percorso impegnativo, che richiede tempo, partecipazione e costanza e spesso nelle nostre vite mancano tutte queste cose e abbiamo già i nostri impegni da conciliare e incastrare nelle 24 ore della giornata. Ma i risultati sono potenti, evidenti e, molto più importante, ti regalano serenità nell’affrontare le sfide professionali a cui ti trovi di fronte. Ho trovato, grazie al counseling, una sicurezza lavorativa che non avevo mai avuto e una serenità che avevo perso. Mi fermo, respiro e cerco la connessione che mi libera dal mio stesso giudizio per affrontare le sfide quotidiane.

 

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