UNA FILOSOFIA ESISTENZIALE PER LA RELAZIONE DI AIUTO

Ad ottobre 2017 davo alla luce il mio libro, primo e ultimo garantisco!

‘’Ricomincio da me con il counseling’’. Spazi di tras-formazione per tornare al centro del tuo ben-essere

Come anticipato vorrei condividere alcuni passaggi del libro che mi auguro possano essere scintille di maggiore consapevolezza nella ricerca lenta e profonda della nostra esistenza al servizio del bene comune, di senso e significato in ogni sistema sociale.

Nel capitolo ‘Il counseling: una filosofia esistenziale per la relazione di aiuto’ mi soffermo sul questo tema: senso dell’essere!

Mi piace divulgare saperi ed esperienze al servizio della realizzazione dei nostri propositi unici e distintivi in ogni luogo che abitiamo, dove esistiamo

Vorrei anche farti riflettere sul fatto che la prima relazione di aiuto è verso noi stessi e se sei responsabile della crescita di altri…figli, studenti, collaboratori….è urgente imparare con gentile amorevolezza a prenderti cura veramente di loro!

Le organizzazioni sono sistemi di persone e relazioni dove trascorriamo lavorando più del nostro 50% di vita, sono in profonda crisi disorientate e demotivate, è ora il momento di sviluppare nuovi modelli culturali e di filosofia d’impresa.

Ieri abbiamo attraversato il paragrafo ‘’l’etimologia non aiuta o forse sì….’’

Oggi ti propongo il passaggio: ”Dall’etica individuale di Emerson, fino all’arte di aiutare di Carkuff, attraverso la corrente umanistica di May e Rogers”

‘’Per questa digressione storica sulle radici del counseling parto da Ralph Waldo Emerson . Questo autore pubblicò nel 1860 “ The conduct of life”, 9 saggi brevi che aprono le porte alla definizione pragmatica della verità e dell’azione umana. Non volle dare né ideali pedagogici né tantomeno dogmi etico-religiosi. Fu tra i primi però a proporre un’etica individuale basata sulla fiducia in se stessi, sul rispetto per la vita e l’esistenza. Per lui la libertà degli uomini passa per la comprensione e l’accettazione del senso del mondo. Non ha volutamente definito un proprio sistema filosofico, la sua grandezza sta nella vastità degli argomenti trattati con spirito pionieristico al servizio dell’evoluzione culturale. Considerò importante la forza della propria affermazione individuale per far emergere la verità interiore.

Dopo quasi un secolo, nel 1942, Carl Rogers pubblica il libro “Counseling and Psychotheraphy” segnando chiaramente i confini formativi e metodologici dei due ambiti (Counseling e Psicoterapia). Promuove la profonda diversità tra “un paziente da curare” e “una persona della quale prendersi cura”. Circa dieci anni dopo, nel suo nuovo libro, afferma che “Se una persona si trova in difficoltà, il modo migliore di venirle in aiuto non è quello di dirle cosa fare, quanto piuttosto quello di aiutarla a comprendere la sua situazione e a gestire il problema assumendo da sola e pienamente la responsabilità delle scelte eventuali”. (dal libro di C.Rogers “ Client- centered-Therapy”).

Questo nuovo approccio pone le basi per lo sviluppo della Psicologia umanistica o della Terza Forza, una nuova prospettiva che sostiene la fiducia nell’essere umano, nella capacità di scegliere la migliore risposta ai suoi bisogni, nella possibilità di far emergere creatività e risorse per migliorare la qualità della sua vita. Una nuova corrente di pensiero che affonda le sue radici nel pensiero filosofico di Emerson e nella nuova rivalutazione sul “modo di sentire le cose” del movimento culturale del Romanticismo. Si apre la strada all’ approfondimento delle dinamiche emozionali e delle caratteristiche comportamentali per un’esistenza umana piena e vitale. Questo filone umanistico esistenziale integra orientamenti già esistenti e ne genera di nuovi (psicologia della gestalt, analisi transazionale, bioenergetica…): tutti mettono al centro “l’esperienza della persona” con il suo potenziale e la sua evoluzione.

Queste riflessioni sono frutto di millenni di dibattito e confronto tra moltissime discipline : dal pensiero maieutico, alle diverse correnti filosofiche, alla teologia, alla storia, alla biologia, alla chimica, alle scienze sociali e politiche, alle neuroscienze e alla fisica quantistica…Un dibattito che attraversa i decenni successivi fino ai giorni nostri.

Ricordo in questa parentesi storica sul Counseling anche Rollo May , considerato uno dei padri fondatori del counseling. Molto utile per la mia crescita personale e professionale è stato “L’arte del Counseling” pubblicato nel 1989. Qui l’autore con grande chiarezza ripercorre gli elementi caratterizzanti una personalità “sana ed equilibrata” che contribuiscono alla realizzazione della sua qualità di vita e del suo benessere: libertà di scegliere, individualità e unicità del proprio sé, integrazione e accettazione della cooperazione sociale, sviluppo di una autentica tensione spirituale che va oltre la morbosità del senso di colpa.

Mi piace dare merito, alla fine di questo capitolo, anche a Robert Carkhuff , riconosciuto come il più grande esperto internazionale di relazioni umane, counseling e relazione d’aiuto. Negli anni ’80 definisce un nuovo modello integrando più correnti di pensiero, pubblica la prima edizione del suo libro “ L’arte di aiutare” in cui esprime con chiarezza che una persona bloccata davanti ad un problema per risolverlo deve agire, deve modificare dei comportamenti o introdurne di nuovi. Per Carkhuff tutti noi, nessuno escluso, siamo nati con le potenzialità per crescere ed evolvere intensamente e pienamente, per questo afferma che: “Crescere è la nostra vera ragione di vita. E alla fine, o moriremo crescendo, oppure moriremo condizionati ed impotenti, profughi e senza casa nel nostro stesso mondo“ .Ci sono, per questo autore, tre fasi nel percorso di una relazione di aiuto rispetto ad una difficoltà circoscritta:

1) Auto-esplorazione: per modificare o apprendere un nuovo comportamento devo esplorare dove mi trovo e dove voglio andare, rispetto a me stesso e rispetto agli altri attori coinvolti

2) Auto-comprensione: per chiare le esperienze alla base della difficoltà, le percezioni soggettive, la comunicazione e i significati delle relazioni interagenti.

3) Auto-costruzione: per scegliere e intraprendere un nuovo movimento, per agire verso la direzione di benessere voluta.

Carkhuff utilizza la parola “profugo” in senso metaforico laddove siamo noi stessi ad allontanarci dalla nostra casa interiore! Se sei qui ma ti senti “profugo interiormente” credo tu abbia il diritto di ritrovare il centro del tuo benessere.

Come direbbe Sherlock Holmes “ …elementare Watson…” ma a volte non è così scontato! Spesso la mente ci chiude in vicoli ciechi dove vediamo solo un muro insormontabile ma non è così . Oppure da tempo trascuriamo qualche parte fondamentale delle 5 B del nostro benessere (ricordi nel primo capitolo? Stato emotivo, mentale, fisico, sociale, spirituale).

Ci troviamo domani con un altro passaggio del libro, per realizzare la parte divulgativa del mio proposito #happysystemichumanempowrment

Sarò felice se vorrai condividere in questo spazio o in privato le tue riflessioni, suggestioni, esperienze

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