Ho incontrato Laura nell’ambito di un percorso di crescita aziendale. Non conoscevo né la professione né la professionista ma ho accolto entrambi con curiosità e a braccia aperte; e ho fatto bene! Non me ne ero accorta, ma all’epoca stavo in effetti vivendo un momento affannato – anzi direi soffocante – in cui mi sentivo trascinata giù da due figure che messe insieme occupavano materialmente il 100% del mio tempo/spazio: mio marito e il mio capo. Le mie zavorre – così le avevo definite. Due figure che me per rappresentavano i due capisaldi – uno della vita privata l’altro di quella professionale – a cui ero dunque molto legata da un mix di sentimenti, ma dalla cui insicurezza, prepotenza e vittimismo mi ero fatta condizionare. Uscivo schiacciata dal lavoro per entrare in casa e trovarmi schiacciata ancora un po’… Perché? Perché “comunque gli voglio bene …., pace, passerà”. Questo spazio di aiuto, ascolto e riflessione, le tecniche del disegno e l’uso delle metafore, le pratiche positive del respiro, del diario di bordo, delle ‘rotture di modulo’ con il naso del pagliaccio mi hanno supportata nell’elaborare e trasformare limiti e ostacoli alla mia auto determinazione. Mi sono accorta di tutto questo ed ho preso piena consapevolezza del mio affanno e delle mie zavorre. E quello è stato il primo risultato di apprendimento: maggiore consapevolezza e assunzione di responsabilità. Ho quindi imparato a capire come a quel punto identificare il mio obiettivo di rinascita, ho scelto l’obiettivo della libertà, della chiusura di cicli ponderando a fondo rischi e benefici. Libertà dalle mie mille fisime, libertà di dire e di fare senza avere la preoccupazione delle famose brutte figure. Insomma, capacità di prendere e tenere la giusta distanza relazionale con assertività. Posso oggi con soddisfazione ricordare a me stessa che il percorso mi ha aiutato a mettere in ordine la mia vita, a mettere me stessa al centro, a riprendermi il ruolo di “regista protagonista”. Le mie zavorre oggi non ci sono più: ho tagliato cima ed ancorotto, e me ne sono liberata. La verità è che essermi staccata con consapevolezza e adultità da entrambi ha portato oggi a stabilire un nuovo e rifiorito rapporto con loro, le mie ex-zavorre, più funzionale e distaccato, certo, in cui viviamo un reale e profondo reciproco rispetto. Per questa testimonianza ho riaperto il mio quadernino verde – il mio diario di bordo – ed ho così ri-focalizzato il mio motto: “l’uomo veramente libero è colui che rifiuta un invito a pranzo senza sentire il bisogno di inventare una scusa”. E io oggi mi sento fiera e libera come uno splendido airone cenerino.
Pesi e zavorre nella vita: tornare al centro per rigenerare le relazioni alla giusta distanza
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