Silvia 56 anni
In questi ultimi anni mi sono affidata al counseling e a Laura in tempi diversi su vari temi specifici che si sono accavallati nella mia vita. Ho iniziato il primo percorso in un momento in cui mi sentivo soverchiata dagli eventi, come nuotare in una palude. Al lavoro, che ha sempre avuto priorità nella mia vita, si stavano aprendo nuovi scenari, ed ero davanti a una decisione importante. Gli equilibri stavano cambiando con il mio capo, una donna con un rapporto ventennale ambiguo e di sconfinamento tra privato e professionale. Stava perdendo la direzione aziendale e mi forzava a seguirla in una nuova strada non ben delineata, approfittando della nostra amicizia storica. La mia era sempre stata una posizione da ‘follower’ e lei si aspettava che continuassi a seguirla. In più nella mia vita privata ero in crisi con il mio compagno, dopo lunghi periodi di discussioni e forti critiche da parte sua. Avevo a che fare nella vita e nel lavoro con due figure di riferimento che mi seducevano di cui ero apparente vittima. Avevo una forte spinta interiore al cambiamento, nuotavo in una palude, annaspavo ma non potevo più temporeggiare perché gli eventi incalzavano. Dentro di me sentivo la necessità di un’evoluzione personale per affrontare la vita in modo più consapevole. Ho imparato a riconoscere le mie debolezze e le modalità con cui mi facevo agganciare. Da buon sagittario confidavo nella forza della giustizia e nell’idea che gli eventi si sarebbero evoluti da soli. Ovviamente non era così. Ho così preso responsabilità per mettere radici più profonde e forti alla mia casa e al mio centro. Sviluppando più resilienza e perseveranza, apprezzando i piccoli passi, sono riuscita a chiudere entrambi i cicli. Decisioni difficili e sofferte, ma con la certezza di evolvere ascoltando veramente la spinta vitale che avevo dentro, un faro che guida ancora il mio presente. L’ostacolo più grosso sono state le abitudini. In testa mi era chiarissimo cosa dovevo fare ma non riuscivo a tradurlo nella pratica, il pilota automatico mi faceva fare marcia indietro. La paura della solitudine mi frenava e mi indeboliva. Durante il percorso e’ stato come svegliarsi da un coma, guardarsi intorno con la sicurezza di essere vivi, ho riscoperto risorse presenti solo sopite allenando uno stato di presenza, con indulgenza e comprensione verso me stessa e gli altri. Il processo di evoluzione verso il mio centro e il mio ben-essere è costante, ora volge anche alla dimensione spirituale. Il respiro è stata la scoperta più importante per elaborare le paure, per raggiungere e mantenere uno stato di presenza. Non riesco a praticarlo con costanza, ma realizzo che quando mi allontano perdo la centratura e rimango più in balìa del passato e degli eventi. Sono attimi, ma ho gli strumenti ora per superarli. Tornare al proprio centro vuol dire vedere le cose con maggior distacco e lucidità, sentire che c’è sempre un’altra possibilità. All’inizio ero più egoista nei rapporti, ero spesso troppo concentrata su di me e sulle mie ragioni. Con il counseling ho migliorato il rapporto con gli amici, i colleghi, avendo maggiore tolleranza e rispetto, ma soprattutto riconoscendo i miei errori, che inevitabilmente innescavano reazioni a catena. Al lettore vorrei dedicare la favola di Anthony De Mello “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo: Un uomo trovò un’aquila e la mise nel nido di una chioccia, l’uovo si schiuse contemporaneamente a quella covata e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l’aquila visse facendo le cose che facevano i polli pensando di essere uno di loro. Trascorsero gli anni e l’aquila diventò vecchia, un giorno vide uno splendido uccello che planava maestoso ed elegante e chiese: chi è quello? Gli risposero: e’ l’aquila il re degli uccelli, appartiene al cielo, noi invece apparteniamo alla terra perché siamo polli. E così l’aquila mori come un pollo perché pensava di essere tale”. Questa storia ha accompagnato la mia scelta. C’è sempre, se lo vogliamo, un nuovo domani. Io mi sono data il permesso di ricominciare da me, potenziare le risorse e la capacità di affrontare i cambiamenti, in un mondo in cui le certezze possono cambiare repentinamente, oltretutto in un’età come la mia.