Cosa mi merito? Resto indietro in disparte o vado avanti e guido?

Ennio 57 anni

A fronte di un ennesimo cambiamento organizzativo, che mi aveva portato alle dipendenze  del CFO in qualità di capo dell’Information Technology, mi sentivo alquanto incerto e confuso e provavo nostalgia per un passato aziendale che era ormai irreale. Ero chiamato a dare risposte di natura prettamente economica senza possibilità di esprimere un valore aggiunto. Vivevo nella certezza di non essere apprezzato e che le mie qualità non fossero riconosciute, anzi che fossero disallineate con quanto veniva richiesto nel nuovo contesto. Il cambiamento organizzativo che era stato introdotto mi penalizzava e, anche se razionalmente ritenevo di poterlo accettare, mi sentivo ugualmente preda di schemi mentali che mi forzavano a guardare ciò che mi circondava da una prospettiva di perdita, di incertezza e di insoddisfazione che “inevitabilmente” mi portava a provare frequentemente emozioni negative. Mi rendevo anche conto che in verità non ero costretto a subire questa condizione, che avrei potuto riprendere terreno aumentando la mia visibilità e  abbandonando i sentimenti negativi, allargando la mia sfera di influenza e stabilendo nuove linee di comunicazione. Il dato di realtà era però che non riuscivo a prendere le distanze dal contesto e formulavo quasi automaticamente pensieri e punti di vista improntati alla tristezza e alla nostalgia  del passato, col rammarico di essere convinto di non meritare il trattamento che ricevevo. La segnalazione per questo percorso e’ stata fatto da mia moglie che conosceva Laura. Io ho scelto di darmi l’opportunità. Dopo un inizio guardingo e cauto ho recuperato un contatto più genuino e diretto con la mia interiorità, ho riattivato una prospettiva attiva e un pensiero positivo. Mi era chiaro che la mia mente tendeva a confermare e consolidare in modo automatico le mie percezioni negative. In questo percorso sono riuscito a comprendere che potevo scegliere come essere, che un approccio negativo non era dovuto ed era modificabile, stava solo a me intervenire. Le mie qualità non erano “esaurite” dai cambiamenti avvenuti in azienda e la mia percezione di una ineluttabile difficoltà ha perso consistenza. Ho ripreso consapevolezza su elementi semplici ma potenti come  il respiro, la posizione del corpo, il sorriso, per generare risposte positive. Ero preda della credenza e del giudizio del ‘fratello del figliol prodigo’… Perché premiare chi non aveva dato prova di saper raggiungere gli obiettivi richiesti e mettere da parte ME, che invece avevo dato ampia prova di essere capace? Le mie qualità erano ovviamente a me lampanti. Forse tuttavia non ne avevo dato una chiara e consistente comunicazione ai miei colleghi, al mio nuovo capo e agli attori del contesto più generale intorno a me. Ora me ne assumevo piena responsabilità. Essendo rimasto ’indietro e  in disparte’ per troppo tempo, trovavo sempre più difficile propormi al contesto aziendale e al network esterno, non riuscivo a promuovere nuovi pensieri, mi sentivo marginale e irrilevante, mentre altri avevano la brillantezza e l’energia giusta, che io credevo di avere perso. Grazie a questo percorso sono tornato ‘davanti e parte del sistema’. Ho attivato nuove esperienze: ho ripreso a collaborare con l’associazione di categoria ottenendo da subito feedback positivi nella guida del gruppo; ho accettato un nuovo progetto di tutoring contribuendo con ottimi risultati al  suo percorso formativo; mi sono proposto come conferenziere per testimonianze in università e convegni. Vedevo e sentivo che ero in grado più di prima di raccontare cose interessanti. Alla fine mi sono sentito ripulito e alleggerito. Ho recuperato un dialogo diretto con il mio stato d’animo, non più mediato da percezioni e autocensura. Ho utilizzato le pratiche in modo semplificato, la ripresa di un respiro più regolare e naturale è stato utile e la uso tuttora per riportarmi al centro delle mie percezioni. Nello stesso modo ho famigliarizzato con la consapevolezza corporea, mi osservo e osservo chi ho di fronte, evito posture che potrebbero limitare o distorcere la percezione della relazione. In parallelo il mio benessere si e’ diffuso e ho dato un miglior supporto a mia  moglie. Anche lei viveva una condizione lavorativa piuttosto negativa, tornava a casa  spesso affranta. Avevo appreso strumenti per accoglierla e supportarla nel continuare a credere in se stessa, per non abbandonare la speranza. Anche per lei il cambiamento alla fine è veramente arrivato e si è rivelato l’inizio di una fase di soddisfazioni e di sensazioni più serene e positive. Vorrei dire al  lettore di liberarsi da un rapporto distorto e nostalgico con il passato, riformulare se stessi in riferimento al momento che si sta vivendo, e concedersi di cogliere le opportunità che abilitano nuovi comportamenti. Il cambiamento è un flusso che richiede adattamento, come un libro che narra una storia dove ogni pagina è importante e riporta un numero; il vento può scompaginarlo ma le pagine restano sempre importanti, e quel numero consente di ricompaginare tutto e riportare alla luce la narrazione della storia con la stessa intensità, nulla va mai perso.

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