Social Leadership: quali sono i valori 2.0? Cosa significa essere leader. Le potenzialità di donne e millennials

Dallo spazio redazionale di complexlab.it

I sistemi aziendali sono per la maggior parte in una condizione di crisi, che è frutto anche della produzione di  leader ‘tradizionali’ che hanno diretto senza ascoltare e vedere chi avevano intorno, solamente azionando comando e controllo, accentrando il potere dell’informazione, pensando di rappresentare un’elite pre-destinata.

Da qualche anno siamo entrati in quella che si può definire era della digital trans-formation, ecco allora fiorire una serie di nuovi paradigmi sugli stili di leadership più consoni alle organizzazioni liquide e virtualmente connesse. Abbiamo la leadership 2.0, quella umanistica, quella open e social, ovvero la social leadership.

Sicuramente una capacità che ha delle caratteristiche ricorrenti,come ci dice ad esempio Charlene Li nel suo libro ‘How socialtechnology can transform how you lead!’.  L’autrice  prospetta: lo sviluppo di  relazioni autentiche e trasparenti, la decisione della strategia sulla base di una visione comune, l’uso delle reti per diffondere la vision,  la fiducia che il potenziale sia in ognuno, l’ingaggio di ogni livello di influencer e decision maker dentro e fuori l’azienda, la diffusione dello scambio dell’informazione,  la codifica di regole scritte  da rispettare e far rispettare.

Azzardo una riflessione, trovo questi aspetti intimamente collegati ai valori che da molto tempo vedo attribuiti al genere femminile. Le donne sanno cambiare prospettiva e raccogliere differenti punti di vista, non usano la forza e l’arroganza, non devono arrivare per forza prime e superare qualcuno,  usano la meritocrazia per premiare il valore,  sono empatiche e hanno una intelligenza emotiva molto sviluppata, sono per natura inclusive, investono tempo a spiegare e aiutare gli altri, tendono a lavorare in team e a favorire le relazioni,  la miglior decisione non è la loro ma quella che è libera espressione del gruppo, ricercano una partecipazione più democratica, aspirano a creare e diffondere benessere. Allo stesso tempo osservo i giovani e trovo questi aspetti  “embedded” nei geni dei nuovi millennials; una generazione globale che mantiene la passione per quello che è locale, hanno una chiara necessità di esprimere con trasparenza i loro bisogni, sono curiosi vogliono imparare in real timecose nuove, esprimono immediatezza e desiderio di co-generare con gli altri, mettono la collettività prima del singolo, riscoprono i valori tradizionali.

Allora rifletto sul fatto che le categorie oggi più emarginate per genere e per età anagrafica avrebbero le potenzialità per far ripartire il nuovo mondo economico ma sono spesso emarginate dal sistema. Potrebbero riattivare entusiasmo e passione, connettere  le energie disperse, accogliere con originalità la diversità come portatore di ricchezza. Allora mi auguro che ci sia la volontà e lo spazio per tutti  per ritrovare  dentro di sé la social leadership, contaminarci virtuosamente per lo sviluppo della “social organization”, un sistema che valorizza le risorse nascoste, un luogo dove si crea e si diffonde la conoscenza e la serendipity attraverso le reti informali, un ecosistema al servizio dell’efficacia dei processi e dell’empowerment delle persone. Diamo l’esempio tutti insieme affinché produttività e benessere possano finalmente co-evolvere!

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