Laura: la mia storia per Te…work in progress!

“Io non credo che qualcuno abbia mai insegnato qualcosa a qualcun altro. Contesto l’efficacia dell’insegnamento. L’unica cosa che so è che chi vuole imparare impara. Un insegnante al massimo è uno che facilita le cose, imbandisce la mensa e mostra agli altri che è eccitante e meravigliosa e li inviata a mangiare” (C. Rogers)

In questo spazio vorrei raccontarti qualcosa di me, del mio viaggio per ricominciare. Apro uno spazio di confidenza e di fiducia in cui ti confesso alcuni passaggi della mia tras-formazione. Sono molto riconoscente a chi mi ha donato con generosità “petali di sapere” e mi ha permesso di fare esperienze evolutive. Ora è il momento che io li doni a te.

 

 

La mia infanzia e la mia famiglia.…come in tutte le radici …luci ed ombre….stati d’animo ….crisi e possibilità evolutive!

 

Sono una donna che ha ricominciato ‘da sè’ a 48 anni; ho deciso di lasciare la mia confort zone per cavalcare un cambiamento che rifiutavo, ripartendo da me stessa e dalle passioni giovanili che avevo sacrificato: quindi non è mai troppo tardi e c’è sempre una possibilità!

Il seme di questa profonda crisi è germogliato con la morte di mio padre: questo evento così semplice e naturale, per il quale non ero pronta e, in fondo, non lo si è mai, ha significato una perdita che ha impattato tutti i sistemi relazionali del mio mondo. Da qui si è lentamente aperta una finestra più profonda sul mio mondo interiore e, in autonomia, lentamente, ho ripercorso le tappe della mia vita per occuparmi di nuovo del mio benessere. In questo viaggio di cambiamento personale ho famigliarizzato con le teorie sistemiche che mi hanno aiutato a illuminare le mie credenze e mappe mentali… che non potevano rappresentare le più vaste possibilità del territorio dell’essere umano. Ho riflettuto sulle mie risorse, su ciò che ero stata e che potevo diventare, radicando altre qualità che avevo messo in campo da sempre come professionista del Marketing e delle Vendite, come l’intelligenza relazionale e l’empatia. Ho smesso di fare la vittima e lagnarmi, ho accettato fino in fondo la responsabilità della mia vita senza ascoltare le vecchie abitudini -sempre dietro l’angolo. Ho imparato a radicare i miei nuovi apprendimenti con allenamenti costanti alla presenza e alla piena consapevolezza, grazie a diverse tecniche come la riformulazione narrativa e trasformativa delle esperienze autobiografiche, la consapevolezza corporea, il respiro libero, la mindfulness e la meditazione.

 

Capitolo 3: Ricomincio da ME con il Counseling – Laura Torretta – Aldenia Edizioni

”Basta una nota sul diario a determinare il destino scolastico?

 Io che scrivo un libro. Quanto di più lontano dai miei pensieri fino a qualche anno fa. Perché dirai tu? In una età ancora acerba in cui riponi ancora molta speranza nelle figure più autorevoli da cui apprendere, genitori ed insegnanti, puoi invece avere riscontri che ti tarpano le ali per troppa intransigenza o superficialità. Ero in seconda media e l’insegnante di lettere mi ha dato una nota scritta, la prima nota, in storia per aver sbagliato la data della scoperta dell’America: ho confuso il 12 ottobre con il 9 ottobre. Quella nota ha determinato un progressivo allontanamento da tutte le materie letterarie. Se l’insegnante di lettere alla quale è affidata la formazione della mia tenera mente giudica in modo così insindacabile le mie capacità, lei ha ragione e io torto, non si discute. E tu hai avuto qualche esperienza simile? Qualche referente autorevole che ha “tarpato le tue ali” quando eri troppo giovane o troppo debole per farti valere? Segna nel tuo diario anche queste riflessioni.

Basta la fedeltà alla famiglia per determinare il destino professionale?

Da quel momento in poi la mia convinzione di essere scarsa nelle materie letterarie ha creato problemi crescenti con i temi: o troppo corti o troppo lunghi. Ho spostato il problema, inconsapevolmente, dedicandomi alle materie scientifiche. La matematica mi dava certezze con le sue regole e mi allontanava dal mondo labile del giudizio letterario. Questa è oggi un’ipotesi, ma forse sono rimasta fedele alle risorse materne che non si sono potute esprimere! Mia madre era un talento nella matematica ma non ha potuto permettersi di studiare. Così scelgo la maturità scientifica. A 18 anni provo ad esprimere, sicuramente con poca assertività, il mio interesse per l’insegnamento e le materie umanistiche, ma il giudizio di mio padre non ha lasciato spazio: ci sono già troppi insegnanti e pochi posti di lavoro, con questi studi non si mangia. Un uomo che aveva vissuto crisi e guerre, ambiva a professioni concrete, voleva per i figli il riscatto di una laurea degna del posto fisso in banca. Così mi dedico ad economia e commercio, di nuovo numeri e apparenti certezze. Ho fatto pace con la convinzione di non essere capace di scrivere in occasione della stesura della tesi di Counseling: era una credenza che permaneva, l’ho elaborata. E tu che ricordi hai sulle prime scelte di studio e di lavoro? Rimpianti o rimorsi? Stai decidendo ora?

Basta un lutto improvviso per cambiare il proprio destino?

 Nel 2001 avviene in modo per me traumatico la morte di mio padre. Ascolto i commenti della gente che dice: a 81 anni aveva già vissuto la sua vita…tutte parole! Era ancora un uomo vitale e pieno di energia, non rinunciava ai piaceri della vita, il cibo era uno di questi. Dopo un pranzo luculliano in campagna è sopraggiunta una occlusione intestinale; per complicazioni postoperatorie è morto la notte del 10 agosto senza neppure una stella cadente alla quale aggrapparsi per chiedere un ultimo desiderio. La mia famiglia è una famiglia normale, come tante. Questo evento si è collocato nella apparente perfetta simmetria del quadrilatero che vedeva me “cocca speciale di papà” e mio fratello “cocco speciale di mamma”. Un dramma, per me, che ha mandato in frantumi la geometria: io nel nuovo triangolo mi sentivo sola e abbandonata. Non avevo una nuova famiglia sulla quale spostare la compensazione del vuoto. Mi accusavo e colpevolizzavo. Mi sentivo sola e smarrita. Questo evento mi ha riportato all’unica verità che non siamo mai pronti ad accettare fino in fondo: la grande verità che tutti dobbiamo morire. Sono stata bloccata su questo ciclo aperto per molto tempo: mi impediva di andare verso nuove direzioni. E tu? C’è qualche lutto o perdita che non hai elaborato del tutto? Qualche ciclo ancora aperto con cui fare i conti?

Basta cogliere i segnali deboli della vita?

 Ti introduco ora ad un concetto che ho compreso e sperimentato negli ultimi anni: i segnali deboli! Nella vita ci arrivano molti segni per cogliere opportunità e occasioni di cambiamento, quando meno te lo aspetti (ricordi le aspettative?). Spesso non li recepiamo, distratti dalla frenesia o confusi sugli obiettivi. Io di segnali ne ho avuti molti nella vita, li ho ignorati o non li ho capiti. Come dice un detto Buddhista “Quando l’allievo è pronto, il maestro appare”: forse non ero pronta o non avevo il coraggio. Con la riformulazione narrativa del Counseling ho potuto unire i puntini e ho acquisito più consapevolezza sulla ricerca dei sassolini bianchi (ricordi la fiaba di Pollicino scritta da C. Perrault?) per tornare alla mia casa interiore. Ogni 10 anni arrivava un segnale ma andavo dritta: gli stimoli c’erano e la resistenza pure. C’era una spinta interiore “ad essere altro”, ma la soffocavo. Nel 1983 a vent’anni una mia amica mi regala il libro di L. Buscaglia “Vivere, amare, capirsi” con la dedica “Ad una amica che ha sempre bisogno di tante risposte”. Ho sempre fatto molte domande! Nel 1993 a trent’anni “l’uomo romantico e passionale del destino” mi regala il libro di H. Hesse “Siddharta” con la dedica “Perché tu possa trovare qualche spiegazione in più alle imperfezioni che ci affliggono e che esaltano il nostro vivere costringendoci a lottare nella speranza di capire meglio e forse arrivare ad una meta”. Intanto annoto nel libro di E. Bono (Il pensiero laterale): “utilizzare gli eventi fortuiti e riconoscerne la validità, non interferire ma favorirne l’evolversi per raccoglie i frutti”. Il mio inconscio elabora, ma io interferisco e resisto… non sono ancora pronta! Nella tua storia riaffiora qualche segnale debole? Alcuni ricorrono? Li hai trascurati?

Allora i cicli esistono davvero e vanno chiusi

Nel 2003 ho quarant’anni, mio padre è morto da due anni. Posso lasciar andare la fedeltà al primo ciclo professionale. Acquisto il libro di Seligman “Una costruzione della felicità.”. Sono pronta a lasciar andare un’altra fedeltà paterna. Mio padre ha vissuto la vita preoccupandosi di poter perdere quello che aveva raggiunto. Quando da piccina gli chiesi il perché sorridesse poco lui mi rispose “cara Lauretta, io sono contento dentro”. Per troppo tempo lo avevo emulato: chiudo un ciclo di tristezza che limita la mia vitalità. Nel nuovo ciclo convergono crisi interne (la mancata maternità e la prospettiva della menopausa) e crisi esterne (ristrutturazioni organizzative e aziendali). Scorrono ancora sette anni (numero non casuale, come vedremo, nei cicli nell’età adulta): ricerco l’equilibrio tra la persona e la manager in carriera. Potevo essere di più, ma non riuscivo ad esprimerlo salendo la gerarchia aziendale, nel delirio del fare sempre di più stavo perdendo le relazioni umane. Vedevo intorno a me la crisi, colleghi e collaboratori smarriti, vivevo la perdita di senso di identità e di valori. Sembrava non esserci più spazio per coniugare produttività e benessere. Inizio a riflettere ed è un percorso in discesa. Ora non resisto più! C’è qualche ciclo personale o professionale che trascini con fatica? Relazioni passate che ti bloccano?

Vedo i segnali e li comprendo

Nel 2011 dopo 10 anni (compare di nuovo un ciclo!) dalla morte di mio padre mi metto in moto lentamente come un diesel, ma con determinazione. All’interno di un percorso di cambiamento in azienda alcune semplici domande sull’identità professionale originano in me uno tzunami senza ritorno. Cosa avresti voluto essere e non sarai mai? Cosa non vorrai mai essere? Cosa potresti ancora essere? Mi sono scoperta avere bisogno di alimentare la mia professionalità con una dimensione sociale che nella politica organizzativa non trovava spazio, allora. Decido di chiudere un lungo ciclo ricco di soddisfazioni alla ricerca di un nuovo senso lavorativo. Nel 2012 partecipo ad un progetto per aprire centri di ascolto e divulgare il counseling. Il progetto purtroppo non vede la luce ma io scopro questo mondo di nuove opportunità. Scelgo di essere un Counselor per aiutare le persone a riprendersi cura di sé, scelgo una professione di utilità sociale. Si chiude il cerchio. Si è accesa anche per te una lampadina ad illuminare qualche segnale debole trascurato?

Ora vedo i segnali e agisco per restare al centro

Nel 2013 festeggio i miei primi 50 anni: grazie al counseling sono più autonoma nelle scelte e più consapevole dei miei bisogni, esprimo tutte le risorse. Dopo aver ri-attraversato i cicli della mia vita ho messo insieme i “sassolini bianchi” che erano sul mio cammino. È facile ricadere nelle vecchie abitudini, alimento il mio benessere con le pratiche quotidiane. Questo libro rappresenta l’ultimo pezzo del puzzle. Questa nuova direzione, anche se non me ne rendevo conto, era già presente nel mio tema di nascita, come molti mi avevano detto, ma io non ci credevo. Ho scoperto di avere il pianeta di Chirone in pesci, un pianeta giovane che rappresenta cambiamento ed evoluzione. Anche la numerologia ha portato conferme di senso: nel mio destino c’è il numero 7, il saggio che agevola il compimento del sapere nel tentativo di riconciliare gli opposti. Per ultimo, ma non meno significativo, il segnale del mio angelo, un cherubino, Mebahèel n. 14 come i capitoli di questo libro. Un angelo che porta l’energia della collaborazione nella società grazie ad una giusta consapevolezza. Aspettavo fiduciosa un segno che creasse un ponte fra di noi, finalmente è arrivata la chiamata: la proposta di scrivere un libro sul counseling. Vorrei poterti donare quello che ho imparato. Mi prenderò cura di te e ti accompagnerò in questo viaggio di conoscenza ed esperienza”

Mentre attraversavo questo viaggio di trasformazione personale si è fatta viva sempre più forte la spinta a portare agli altri questa nuova competenza ed esperienza. Ricercavo una nuova professione di maggiore utilità sociale che fosse di aiuto per l’evoluzione delle persone e dei sistemi: è così che sono diventata un counselor ad indirizzo sistemico relazionale e operatrice di respiro libero, specializzata in ambito organizzazioni-lavoro e benessere personale-relazionale, formata sulle abilità di coaching e certificata da regione Lombardia nel  master in Counseling Organizzativo con tecniche teatrali. La ricerca  dura da 10 anni e ha incluso le più recenti scoperte della Scienza della felicità e della Gentilezza, della Scienza del Sè, della Scienza delle Organizzazioni Positive. Sono diventata  Genio Positivo, Chief Happiness Officer, Operatrice self-empowerment,  Innovation Manager per includere ‘vecchia’ e ‘nuova’ carriera al servizio della crescita sostenibile del Business e delle Persone.

Mi auguro che gli stimoli e le proposte di questo sito possano essere per te e per la tua organizzazione una tavola imbandita, dalla quale potrai scegliere i cibi e le bevande più adatti  per l’evoluzione e il benessere in questa fase del ciclo di vita. 

Contattami e sarò felice di ascoltarti!

 

 

 

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